Il rapporto tra i sessi nel Terzo Millennio in Notte Gitana. Ne parliamo con il regista Carlo Tedeschi
La donna è al centro di Notte Gitana 2018. La sua figura ma anche il suo essere motore della società diventano protagonisti in questa riedizione del noto spettacolo musicale che tanto appassiona il pubblico e che trova, nell’attuale riallestimento, una nuova maturità ad oltre 21 anni dal suo debutto avvenuto nel 1997 a Riccione davanti ad oltre 7mila persone e che lo scorso anno ha concluso al Porto di Genova il cartellone estivo del Teatro Carlo Felice. In mezzo, centinaia di rappresentazioni in tutta Italia che hanno consacrato il valore artistico a cui, da quest’anno, si aggiunge uno spessore culturale-sociale, che ha ottenuto il grande plauso del pubblico e due sold out consecutivi. Ne abbiamo parlato con l’autore e regista Carlo Tedeschi.
Notte Gitana, il noto spettacolo tanto amato dal pubblico, che ha messo sempre in luce la figura della donna e della sua femminilità approfondisce ancora di più questa tematica, toccando le dinamiche tra i due sessi. Una scelta dettata, registicamente, dall’attualità? “Certamente si – afferma Tedeschi – ma bisogna anche riconoscere che il tema della coppia e dunque della dinamica tra i due sessi, pur mantenuto vivo e alla ribalta dall’attualità, è tema antico quanto il mondo e presente in altri miei spettacoli, anche nei suoi aspetti contraddittori”.
La donna è individuata, nei recitativi, come motore, attrice e promotrice del rapporto di coppia. Non è un peso troppo grande per questa donna del Terzo Millennio?
“La donna, da sempre meravigliosa creatura, è motore e promotrice del rapporto di coppia ma non solo, lo è anche come madre. È un peso certamente grave per la donna, ma credo che proprio per le peculiarità del suo modello, se non fosse ostacolata, impedita o addirittura violata dalla società o dai partner negativi, quel peso potrebbe portarlo per come ha fatto da sempre, nel coinvolgimento della sua femminilità, con il sorriso e la sensibilità che la contraddistinguono” prosegue il regista.
I femminicidi sono all’ordine del giorno, in Italia, nel mondo, c’è una strada per evitare questa pericolosa spirale?
“Non sono io a dover concepire e proporre soluzioni alla pericolosa spirale di violenza dove in casi sconvolgenti l’uomo precipita la donna – precisa Tedeschi –.
Potrei solo dire che il bene ed il male sono in continua e perpetua rotazione d’alternanza, lotta e rivalsa e che dove c’è un grande bene, per come diceva il mio mentore Leo Amici, “il male viene attratto dal bene come le api sul miele”. Credo dunque si debba scoprire, dal momento che il male sembra essere arrivato al colmo, dove sia quel bene così grande da attirarlo con tale forza e violenza o meglio, essere certi, dal momento che il fenomeno ha una sua valenza anche scientifica, che quel grande bene ci sia e che occorra riconoscerlo ed esprimerlo su grande scala per il bene comune”.
Al termine dello spettacolo finalmente la ragazza acquista consapevolezza, ma tutto l’universo mondo del musical si coordina attorno a questa figura femminile, il suo è un messaggio di speranza?
“Certamente il “nuovo” e, dunque, la speranza sono i giovani ed i più piccoli, “software vergini”, nei quali l’inserimento di “file” pericolosi e negativi potrebbero trasformarli in robot insensibili o ipersensibili nei quali, improvvisamente, un corto circuito o un fusibile bruciato ne renderebbero scontato il mal funzionamento. Al contrario, “file” positivi e rassicuranti di conoscenza e bellezza ne renderebbero scontata l’armonia. Dal momento che l’essere umano è composto di “materia viva”, cellule in movimento e libero arbitrio, occorre stimolare, attraverso la testimonianza e l’esempio, intrigare la volontà personale che deliberatamente è comunque attratta dalla bellezza, il calore, la luce, l’amore” conclude Carlo Tedeschi.